Il benessere digitale è ancora possibile in un mondo ormai sempre più tecnologico e in continuo sviluppo? Siamo realmente pronti all’era dell’intelligenza artificiale?
Quando parliamo di benessere in generale stiamo parlando di una “appagante percezione fisica e psicologica della completa e armonica realizzazione delle proprie disposizioni”. Così dice la Treccani.
Nell’era del digitale però, parlare di benessere diventa ancora di più un tema importante, poiché la tecnologia è subentrata come parte integrante della nostra vita quotidiana.
Il benessere digitale include la gestione del tempo trascorso online, la sicurezza dei propri dati, ma soprattutto la prevenzione dalla dipendenza da dispositivi, che si attua dunque con la promozione, fin dalle scuole elementari, di comportamenti sani e consapevoli nei confronti del digitale e del Web.
È importante parlarne a scuola, non soltanto però attraverso le parole, ma anche con azioni e attività che svolgano un ruolo importante nel guidare lo studente ad acquisire determinate competenze digitali.
Oggi più che mai, in un momento di grande cambiamento dettato dall’avvento dell’intelligenza artificiale, grande evoluzione che probabilmente ancora non sappiamo come “maneggiare”, è importante mantenere un equilibrio sano tra la nostra vita digitale e quella reale.
La questione è diventata talmente rilevante che anche l’università sta investendo in ricerche su questo ambito. L’universita italiana Milano-Bicocca, ad esempio, ha istituto un vero e proprio centro di ricerca intitolato “Benessere Digitale. Formazione e ricerca sulla qualità della vita iperconnessa”.
I progetti di ricerca del centro sono basati su quattro diverse aree di interesse:
Oggi dunque il benessere digitale è di chi ha pieno controllo delle tante opportunità offerte dai dispositivi e dai media digitali. È di chi sa sfruttarle e al tempo stesso governarle, controllarle.
Ecco perché la scuola non dovrebbe incorrere nel grave errore di manifestare la propria ostilità nei confronti del digitale, dando via ad una serie di azioni per contrastarlo o addirittura proibirlo in modo a mio parere insensato.
Serve una presa di consapevolezza. Il mondo dell’educazione in Italia ha ancora molto da fare in merito. Occorre una inversione di marcia, un cambio di paradigma: concepire le tecnologie come tante opportunità e non più come distrazioni.
Da qui allora si fa sempre più spazio l’importanza di una continua formazione degli insegnanti, coloro che, ampliando le proprie conoscenze, possono contribuire fin dai primi anni di scolarizzazione a trasmettere agli studenti un ampio spettro di competenze specifiche relative alle tante opportunità. Da quelle relative agli strumenti a quelle che riguardano la gestione delle informazioni e delle relazioni online, fino alla creazione di contenuti e, non ultimo, la gestione del proprio “tempo digitale”.
L’impiego di nuove metodologie didattiche unite alla tecnologia può cambiare le dinamiche in una classe, ma soprattutto il ruolo dell’insegnante, che non rimane ingabbiato nella figura del semplice “dispensatore di conoscenze”, ma riesce a creare un ambiente costruttivista e più centrato sullo studente.
Facendo alcune ricerche in rete ho trovato delle utili informazioni sul benessere digitale. Approfondendo ho allora sentito l’esigenza di costruire una vera e propria lezione-dibattito, da proporre agli studenti durante le ore di sostituzione di docenti assenti in classi non mie.
A breve pubblicherò nel blog alcuni materiali e informazioni emerse in proposito. Nel frattempo vi lascio ad uno schema sugli studi condotti da Georgie Powell.
Pioniera su queste tematiche, la Powell ha così immaginato una guida semplice per conservare il proprio benessere digitale attraverso 4C: controllo, connessione, contenuto e cura.